Essere responsabili premia, rende più competitivi e diventa un grande punto a favore dell’azienda, all’estero e in Italia. Questo è ciò che emerge dall’ultimo report della fondazione Symbola e Unioncamere: “Coesione e competizione. Nuove geografie della produzione del valore in Italia”. Uno studio che guarda al mondo delle imprese italiane dal punto di vista della coesività, e il cui risultato è chiaro: coesione è competizione.
Coesione e competizione, “rappresenta le aziende che riescono a mettere insieme il benessere economico con quello sociale (…) Si parla spesso di crisi, ma stando a ciò che viene fuori dall’indagine del 2017 e i primi mesi dell’anno in corso il 53% delle aziende cosiddette coesive ha addirittura aumentato il proprio fatturato, mentre le imprese meno aperte, lo hanno fatto solo nel 36% dei casi”.
Ermete Realacci, presidente della fondazione Symbola fa riferimento ai risultati del report, in cui emerge quanto la coesività d’impresa risulti sempre di più una scelta vincente, aumentando il valore delle aziende italiane anche all’estero. Risulta infatti che quel 45% di aziende “coesive” vedano un fatturato estero in netto aumento rispetto al 38% di quelle meno disponibili ad aprirsi alla dimensione sociale ed ambientale del territorio.
Questa è la conferma che quando l’Italia scommette sui suoi talenti e sulla forza dei territori allora ce la fa, e i risultati sono tangibili.
Per affrontare la crisi e migliorare la società, questo è il modello al quale ispirarsi. Bisogna ripartire dal talento e dal modo tutto italiano di produrre ricchezza. Un modo lontano dalle formule dell’economia main stream e costruito invece sulla ricchezza delle relazioni e delle connessioni.
La coesione si declina in molti modi, dal benessere in azienda all’attenzione verso gli immigrati, dalla sostenibilità ambientale al perseguimento di un’economia circolare. E sono tante le best practice italiane a dimostrazione di ciò. Come l’azienda calabrese Callipo, che oltre a coinvolgere il personale in un processo di crescente fidelizzazione, restituisce al territorio il valore generato attraverso progetti concreti. Come Ferrero, che fa dell’azienda un luogo nel quale star bene sia durante la vita lavorativa che dopo, con attività che si ripercuotono positivamente sul territorio. Come Enel, da anni impegnata nel coinvolgimento delle comunità nelle politiche di innovazione e sostenibilità ambientale portate avanti dal gruppo, perché siano condivise e generino valore. Anche Ferragamo ha intrapreso un percorso per rendicontare le iniziative legate alla responsabilità sociale, dalle giornate di volontariato aziendale alla realizzazione di una linea di moda etica e abbigliamento eco-sostenibile.
“La fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti, deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia”
Adriano Olivetti