L'economia circolare, come già ampiamente spiegato, ha numerosi vantaggi e benefici che sfociano in un tipo di guadagno non solo ambientale.
È soprattutto il termine "pelle" ad essere utilizzato spesso a sproposito. Espressioni come finta pelle, eco-pelle e pelle rigenerata spesso creano confusione nel consumatore finale. In particolare è ecopelle ad essere spesso usato impropriamente.
Come già chiarito in questo articolo l'ecopelle corrisponde a vera e propria pelle di origine animale realizzata attraverso un processo di lavorazione che ha un basso impatto ambientale. La pratica commerciale sleale realizzata da molte case di moda low cost consiste proprio nell'etichettare come ecopelle capi realizzati in PVC o PU, materiali plastici ed economici dannosi per l'ambiente e per la salute, assimilabili invece alla finta pelle.
Rimane poi da chiarire che il termine pelle può essere accostato solamente a prodotti ottenuti dalla lavorazione di spoglie di animali sottoposte a trattamenti di concia che ne conservino la struttura naturale delle fibre.
Ne consegue dunque che tutti i prodotti derivanti da altre fonti (come, per esempio, dalla lavorazione di scarti alimentari) non sono qualificabili come pelle. In questo senso la scelta migliore per l'ambiente e per la salute ricade sulla pelle rigenerata; un tipo di materiale composto da scarti di vera pelle conciati con sostanze vegetali il cui processo di lavorazione è molto sofisticato poiché gli stessi scarti (che costituiscono circa il 70% del prodotto finito), devono essere selezionati, preparati e defibrati.
Si tratta quindi di un tipo di pelle che non richiede l'abbattimento di ulteriori animali ma che conserva tutte le qualità della vera pelle e ad esse ne aggiunge un'altra: il rispetto per l'ambiente!
È ancora una volta il caso di dire: moda e ambiente sono amici per la pelle rigenerata!