Da oggi la Terra è in deficit climatico, ma ieri 24 luglio 2025 è passato come un giorno qualunque. Nei telegiornali si è parlato d'altro, sui social hanno dominato altri trend, nelle conversazioni quasi nessuno lo ha menzionato. Eppure ieri è stato l'Earth Overshoot Day 2025: il momento in cui l'umanità ha consumato tutte le risorse che il pianeta può rigenerare in un anno intero. Da ieri, stiamo letteralmente vivendo a debito con la Terra. Stiamo usando la natura 1,8 volte più velocemente di quanto gli ecosistemi terrestri riescano a rigenerarsi.
Il Paradosso del Silenzio Mediatico e l’egoismo generazionale
Ecco il paradosso che dovrebbe inquietare: mentre la crisi si aggrava – quest'anno l'Overshoot Day è caduto sette giorni prima rispetto al 2024 – l'attenzione pubblica continua a calare. Le ricerche di trend sulla rete mostrano che l'interesse pubblico per i temi ambientali sta diminuendo. L'Overshoot Day non fa più notizia. È diventato rumore di fondo.
Non è che il problema sia meno grave. Al contrario. È che abbiamo sviluppato una sorta di assuefazione alla catastrofe. La geografia del sovrasfruttamento parla chiaro: se tutti consumassero come gli statunitensi (che hanno superato il limite già il 13 marzo), servirebbero quattro pianeti. L'Italia? Ha bruciato il suo budget il 6 maggio, peggiorando di 13 giorni rispetto al 2024.
Questi numeri dovrebbero farci saltare dalla sedia. Invece, scivolano via. Collettivamente abbiamo normalizzato, come una cattiva abitudine che non abbiamo voglia o non riusciamo a cambiare.
È triste perchè significa che abbiamo perso la capacità di indignarci per qualcosa che riguarda il futuro innanzitutto dei nostri figli e dei nostri nipoti. È egoista perché stiamo deliberatamente scegliendo di non vedere, di non sentire, di non agire.
Destino, Progetto e Azione
L'Overshoot Day dovrebbe essere il nostro capodanno al contrario: il momento in cui fare i conti con quello che abbiamo fatto e decidere di cambiare rotta.
Sappiamo che ogni vero cambiamento inizia dal riconoscimento del problema. Finché neghiamo, minimizziamo o ignoriamo, rimaniamo prigionieri di quello che potremmo chiamare "destino": subire passivamente le conseguenze delle nostre azioni. Il passaggio cruciale è darsi un progetto per trasformare lo stato delle cose: riconoscere la realtà e decidere consapevolmente di agire per cambiarla..
Regenesi: progetti, azioni per lasciare un mondo migliore
Abbiamo iniziato quando la moda sostenibile era ancora un ossimoro per molti. Molta acqua è passata sotto i ponti, ora lavoriamo su 3 grandi filoni per accorciare la distanza fra il dire ed il fare:
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