UNA SETTIMANA ALL'INSEGNA DELLA SOSTENIBILITÀ
Sono stati molti gli eventi online volti a celebrare la salvaguardia del nostro pianeta e ricordarci di quanto esso sia prezioso, di come possiamo e dobbiamo difenderlo. Oggi è il Fashion Revolution Day, una giornata a ricordo del più grande incidente della storia dell’industria tessile avvenuto nel 2013 a Dacca, in Bangladesh, dove il crollo di una fabbrica tessile causò 1.125 vittime tra gli operatori, accendendo un faro sulle condizioni disumane in cui i lavoratori del settore sono ancora troppo spesso costretti a lavorare.
Fashion Revolution “vuole essere il primo passo per la presa di coscienza di ciò che significa acquistare un capo di abbigliamento, verso un futuro più etico e sostenibile per l’industria della moda, nel rispetto delle persone e dell’ambiente - commenta in una nota Marina Spadafora, coordinatrice del Fashion Revolution Day in Italia - Scegliere cosa acquistiamo può creare il mondo che vogliamo: ognuno di noi ha il potere di cambiare le cose per il meglio e ogni momento è buono per iniziare a farlo.” Un’azione collettiva globale per chiedere all’industria della moda di assumersi le proprie responsabilità in termini di ingiustizie a livello ambientale e sociale, e che quest’anno chiederà cambiamenti nella catena di produzione dei capi d’abbigliamento per eliminare i rifiuti, l’inquinamento e lo sfruttamento nel settore.
Argomenti caldi anche nell’alta moda, soprattutto dopo che Giorgio Armani - nella sua lettera al quotidiano americano WWD e rimbalzata su molti giornali del mondo - ha definito il sistema moda “immorale”, affidando al giornale una serie di riflessioni su quanto “sia assurdo lo stato attuale delle cose, con la sovrapproduzione dei capi e un disallineamento criminale tra il tempo e la stagione commerciale.” Ha poi aggiunto “c’è bisogno di tempo per apprezzare qualcosa, che sia una persona o che sia un oggetto. Credo da sempre nel concetto di eleganza senza tempo. Non è solo un codice estetico, ma anche un metodo per fare abbigliamento che, a sua volta, suggerisce un modo preciso d’acquistarlo. E cioè, per farlo durare". Parole forti e vere, che ci ricordano ancora una volta che non si può pensare solo al profitto, la moda deve rallentare se vuole ripartire, e tornare a essere umana.
Anche i Trend Forecaster appoggiano fortemente questa tendenza di moda sostenibile, vedendo oggi realizzarsi le loro previsioni secondo cui l’industria debba rallentare e i marchi di alta moda e non solo, debbano avere più di una voce individuale.
Con la pandemia di Covid-19 in corso, tutti vogliono sapere cosa succederà dopo.
Secondo le previsioni, i brand avranno un approccio sempre più tenderless e seasonless, cioè cercheranno di avere una brand identity sempre più forte così da non dover seguire le tendenze di stagione e le stagioni stesse, un concetto che molti brand stanno già portando avanti. Quelli che sapranno cogliere questo cambiamento sostenibile, sopravviveranno.
Quando siamo partiti oltre 12 anni fa come Regenesi a parlare di rigenerazione di materiale, recupero degli scarti, riduzione degli sprechi proponendo progetti innovativi, questi temi erano vissuti come distanti o per lo meno non significativi.
Noi di Regenesi sin dalla nascita crediamo che il piacere delle moda e del design debbano essere coniugati con un approccio etico e sostenibile alla produzione; per noi 100% stile, 100% rigenerato e 100% made in Italy è un modo di essere prima ancora che un pay off.