Lezioni di moda sostenibile a Firenze e a Milano questo mese in occasione della Milano Fashion Week e di Pitti Uomo. Alcuni tra i più affermati brand della moda e stilisti pluripremiati hanno parlato del loro approccio alla sostenibilità e al lavoro etico, temi che stanno guadagnando velocemente ampio spazio in molte case di moda.
" Siamo consapevoli che la filiera della moda è una delle più inquinanti al mondo, seconda solo all'industria petrolifera", ha commentato l'Ambasciatore britannico in Italia Jill Morris, ospite a Firenze durante la conferenza UK-Italy: Lezioni di Moda Sostenibile. “Il Regno Unito ha posto la clean growth al centro delle priorità del proprio governo, tanto che il Parlamento ha di recente istituito una Commissione di Controllo sull’Ambiente per valutare l’impatto sociale e ambientale della moda e studiare modi per riciclare i capi di abbigliamento, in uno sforzo per ridurre sprechi e inquinamento”.
Un tema a noi caro da molto tempo, divenuto ormai mantra di ogni nuova ricerca stilistica, sia riguardo alla moda etica che al design sostenibile.
Un tema in realtà caro a molti, e a cui vogliono dare risposta anche le Nazioni Unite, che il 14 marzo 2019 lanceranno l’alleanza per la moda sostenibile, un progetto ambizioso, con l’obiettivo di coordinare la risposta del sistema ONU alle sfide che i settori tessili, di moda e accessori devono affrontare per raggiungere l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
Abbiamo visto che oggi la più grande sfida della moda è lo sviluppo sostenibile, e oltre a questo, la sua più grande opportunità.
Da consumatore, non è facile avere un approccio green al proprio lifestyle, ma sta diventando sempre più semplice. Grazie in primis ai consumatori stessi, sempre più attenti e orientati verso una moda sostenibile e verso alternative più pulite. E gli appelli al settore non sono pochi. Secondo un sondaggio condotto da Ipsos MORI per conto di Changing Markets Foundation e Clean Clothes Campaign, la maggioranza degli italiani ritiene che i brand di abbigliamento debbano farsi carico dell’impatto delle loro filiere. 2 italiani su 3 non sono disposti ad acquistare capi d’abbigliamento la cui produzione è associata all’inquinamento e addirittura per il 72% degli italiani i brand, grandi e piccoli che siano, dovrebbero garantire che la loro produzione e distribuzione avvenga in modo sostenibile, oltre a garantire condizioni di lavoro dignitose per i dipendenti. I risultati dell’indagine puntano quindi verso un netto cambiamento di mentalità da parte dei consumatori, i quali chiedono una maggiore assunzione di responsabilità da parte dell’industria e più informazioni.
E la moda, come sempre, non tarda a rispondere. A Firenze e Milano ha trionfato la moda sostenibile, unica indiscussa protagonista. Collezioni basic, in cui l’economia circolare è protagonista del capo attraverso rielaborazioni di tessuto ricavato da reti da pesca scartate, bottiglie di plastica o pneumatici usurati, elementi inusuali che hanno dato vita e forma a capispalla, costumi da bagno, sneakers e accessori.
Questa ondata green coinvolgerà presto anche la settimana della moda a Las Vegas, che da 1° al 4 febbraio ospiterà la prima edizione della Vegan Fashion Week al California Market Center con sfilate, talk ed eventi musicali consacrati alla moda etica.
"Tutti indossano vestiti, tutti vogliono apparire e sentirsi bene, e tutti vogliono un ambiente salubre in cui possano prosperare sia loro che le generazioni future” Stanley-Jones.
E noi vi terremo aggiornati!